ERALDO DI VITA HA SCRITTO
L’artista è arrivato ai suoi lavori fotografici dopo lumghe esperienze artistiche, come “L’Azione Gioco” (Luigi Rifani espone nel paese dei Balocchi-1976), con mille manifesti affissi nel centro storico e nell’estuario veneziano, in collaborazione con alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia; la realizzazione di T-Shirts dipinte a mano; lavori in vetro di Murano, fra un viaggio e l’altro in Asia e Europa.Si definisce “Operatore visuale”, nella pittura ha sempre privilegiato le figure geometriche , ma non usa più i colori dall’inizio degli anni Settanta. Si diverte a fotografare usando apparecchiature fotografiche automatiche e usa le foto, fronte o retro, come userebbe i colori, passando con la stessa facilità, dal figurativo all’informale, dall’astratto al concettuale, dal Dada al Pop.
Dal 1973 ad oggi ha esposto con personali e collettive in tutto il mondo, con più di cinquanta mostre.
I suoi ultimi lavori, di forte impatto emotivo, sono fotografie originali (Pezzi unici)“sigillate” in cornici-teche e i titoli delle dodici opere che presentiamo sono ispirati ai dodici mesi dell’anno.
LE FOTO/grafie DI LUIGI RIFANI
Si tratta di lavori concettuali, creati dall’alchimia dell’artista, costituiti da foto, montaggi, collage, eseguiti con grande vivacità e fantasia, estro e creatività, da un operatore come Luigi Rifani, un po’ visionario e un po’ folle come tutti i veri artisti.
Luigi Rifani fotografa e assembla con entusiasmo e la sua produzione ci trasporta da un’atmosfera all’altra, dalle foto concettuali alle iconografie pensate, fino alla “caccia libera”, come quella dell’improvvisazione.
Rifani sa benissimo che un buon fotografo deve essere contemporaneamente regista, sceneggiatore, operatore e perfino trovarobe, un po’ alla Fellini, di una generazione più giovane, l’ultima che sia ancora vicina all’underground, perché con la fine di questa “filosofia sotterranea” la gente ha perso il senso della vita creativa, in materia di musica come in fotografia, pittura e letteratura. Gli ultimi nati vogliono tutto e subito, compresi soldi e fama.
Per di più Rifani ha la fortuna di operare a Venezia, una città unica, con stimoli unici, eccitanti per un artista e la fotografia è un mezzo eccezionale per impossessarsi delle atmosfere magiche di quella città , soprattutto dei volti e delle cose.
Tutta la produzione che conosciamo di questo autore oscilla tra descrizione oggettiva dell’universo circostante e invenzione soggettiva del proprio mondo interiore.
Sul piano formale è tutto un alternare di moduli linguistici sempre diversi e talvolta contraddittori, che sono il frutto non di uno sterile sperimentalismo fine a sè stesso, ma di una ben precisa posizione esistenziale.
Rifani rappresenta un “unicum” nel panorama della fotografia italiana, uno che opera nel campo della ricera personale, che si avventura da una parte nel campo dell’astrattismo, del collage, dimostrandosi attento conoscitore delle tendenze internazionali contemporanee.
In sostanza quella di questo artista è composizione fotografica in cerca di sé stessa, basata sull’esperienza, sull’interrogazione e sul costante divenire; si tratta di “lavori dell’anima”, stratificazioni complesse del pensiero e della mente, magicamente rese con la tecnica foto/grafica.
Rifani si accosta alla fotografia in quanto costruzione di un’immagine, piuttosto che ripresa di essa. Ordine e caos giocano entrambi un ruolo importante nelle sue creazioni e il suo lavoro ha affinità con l’espressionismo (proporzioni e spazi), con il surrealismo (luce e fotogrammi) e con il minimalismo (uso dei materiali e loro collocazione).
Rifani intende forzare i parametri del mezzo fotografico per mettere in discussione il processo con cui viene creata e usata la fotografia.
La singolarità del modo di procedere di Luigi Rifani e la sua perseveranza appassionata lo distinguono come una delle personalità più interessanti della fotografia artistica, protagonista indiscussa, anche se spesso mortificata, della cultura.
Eraldo Di Vita