Giulio Paolini
04 May - 27 Jul 2007
Apoteosi di Omero
1970-1971
dattiloscritto, fotografie, leggii e nastro magnetico (32 elementi)
dimensioni ambientali
Installation view
1970-1971
dattiloscritto, fotografie, leggii e nastro magnetico (32 elementi)
dimensioni ambientali
Installation view
GIULIO PAOLINI
Giovedì 3 maggio, da Giò Marconi e Christian Stein, verrà inaugurata una doppia mostra personale di Giulio Paolini, che presenterà quattro nuovi lavori di grande formato intitolati rispettivamente Una vita normale, Una doppia vita, Vite parallele e La vita eterna. Se nelle sue opere più recenti Paolini ci aveva mostrato qualche immagine del suo studio – visibile nell’invito alla mostra, ideato dall’artista – a Milano ci propone alcuni aspetti peculiari della sua “vita”: una vita del tutto normale, quantunque doppia, parallela a quella di innumerevoli altri “compagni di viaggio”, ed eterna nel suo perpetuarsi di epoca in epoca, di mostra in mostra, di opera in opera.
Da Christian Stein la mostra sarà costituita dalle opere Una vita normale e Una doppia vita. Una vita normale si compone di quattordici cornici dorate, accostate a formare un’unica grande cornice sullo sfondo di una “quadreria” di riquadri disegnati sulla parete. In corrispondenza delle cornici sono appuntati i caratteri che nell’insieme compongono il titolo dell’opera. Davanti alla parete, una base di plexiglas sulla quale è collocata una teca vuota, trattiene al suolo dei frammenti strappati di riproduzioni a stampa dei due emisferi terrestri. Le cornici, i quadri virtuali e i planisferi lacerati propongono alcuni elementi della vita “normale” dell’artista, che sempre di nuovo si misura con il tentativo di fissare nello spazio della rappresentazione una dimensione indefinibile.
Una doppia vita propone una situazione simile, sdoppiata però in due parti ai lati di una finestra e basata sulla complementarietà bianco/nero. Ventisei cornici bianche o nere, che presentano in positivo o in negativo il disegno di un ambiente in prospettiva, compongono una grande cornice divisa in due parti, sullo sfondo di una trama irregolare di riquadri disegnati sulla parete. Davanti alla finestra, una teca su una base di plexiglas reca inciso sui quattro lati lo stesso disegno prospettico degli elementi a parete; la base racchiude inoltre due elementi in plexiglas scuro, che duplicano, in posizione capovolta, la base e la teca trasparenti. A terra, sul fondo della teca e tutt’intorno, sono accartocciati alcuni disegni bianchi e neri, identici a quelli sulle pareti.
Da Giò Marconi saranno esposti gli altri due lavori realizzati per la mostra milanese, Vite parallele e La vita eterna. Vite parallele, al primo piano della galleria, contrappone due situazioni complementari (o speculari), che pongono in relazione la “vita” dell’artista con quella di altri artisti di altre epoche. Su due pareti opposte, una trama irregolare di teche di plexiglas, riquadri tracciati a matita e tele recto/verso funge da “fondale” ai due cavalletti e agli elementi d’immagine collocati in posizione centrale davanti alle pareti. Su uno dei cavalletti, una teca di plexiglas trattiene il particolare fotografico di un dipinto di Giorgio De Chirico che riproduce la firma dell’autore (il dettaglio ripreso da La partenza degli Argonauti si collega alle fotografie a parete che raffigurano Crono, dio del Tempo). Sull’altro cavalletto, delle lastre di plexiglas di diversa misura trattengono la fotografia di un enigmatico “autoritratto” di Paolini, intitolato Il nome proprio (1986). Sulla parete con le fotografie del dipinto di De Chirico sono sparsi, in corrispondenza dei vari elementi della “quadreria”, frammenti di riproduzioni di monogrammi e date di opere di artisti antichi, cui fanno da contrappunto sulla parete opposta i frammenti lacerati della firma di Giulio Paolini e di date autografe di sue opere dal 1960 al 2007.
La vita eterna, allestita al secondo piano della galleria, propone una tela sospesa al soffitto che cade in corrispondenza di un cavalletto, collocato in posizione centrale davanti alla parete. Sull’intera ampiezza del muro è disegnato un ambiente in prospettiva, contro il quale si stagliano ventidue collage fotografici, in cui opere precedenti dell’artista ambientate in spazi diversi evocano a loro volta altre opere di cui sono calchi, echi, riflessi. Il potenziale “quadro” sospeso a mezz’aria e le testimonianze fotografiche di precedenti “apparizioni” ci riconducono all’eterna ricerca, senza inizio né fine, che ogni artista rinnova di opera in opera, ogni volta da capo.
Gli spazi al piano terra della galleria Giò Marconi ospitano inoltre una cospicua selezione di opere dagli anni ’60 agli anni ‘90, tra le quali Apoteosi di Omero (1970-71), allestita al piano interrato come nell’importante personale di Paolini presso la stessa galleria nel 1973. Il percorso espositivo è integrato da altre due opere inedite, Passatempo (2007) e Non toccare (2007), così come da alcune edizioni grafiche. In entrambe le gallerie sarà disponibile il libro di scritti dell’artista Quattro passi. Nel museo senza muse, Giulio Einaudi editore, Torino 2006.
Nota biografica
Giulio Paolini è nato nel 1940 a Genova e risiede a Torino. Ripetutamente associato al movimento dell'Arte Povera, Paolini si distingue per una pratica artistica che si inscrive in un ambito più strettamente concettuale. Le sue opere improntate a una dichiarata teatralità mettono in scena l'attesa di un'immagine incognita, che alla ricerca di un modello, allo stesso tempo nuovo e antico, sfugge costantemente alla propria definizione. Dal 1964, anno della sua prima mostra personale alla Galleria La Salita a Roma, Paolini ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. Tra le personali più recenti si ricordano quelle alla Neue Galerie im Landesmuseum Joanneum a Graz e alla Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea a Torino (1998- 99), alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea a Verona (2001), alla Fondazione Prada a Milano (2003), al Kunstmuseum di Winterthur e al Westfälisches Landesmuseum für Kunst und Kulturgeschichte a Münster (2005), così come alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea a Bergamo (2006). Fin dagli esordi Paolini ha accompagnato la sua pratica artistica con note di lavoro e riflessioni sull’arte. Tra i suoi libri più recenti vi sono La verità in quattro righe e novantacinque voci, a cura di S. Risaliti, Giulio Einaudi editore, Torino 1996 e G. Paolini, Quattro passi. Nel museo senza muse, Giulio Einaudi editore, Torino 2006. Tra le ultime pubblicazioni monografiche si ricordano in particolare Giulio Paolini 1960-1972, a cura di G. Celant, catalogo della mostra, Fondazione Prada, Milano 2003 e Giulio Paolini. Fuori programma, catalogo della mostra, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, Silvana Editoriale, Milano 2006. Dal 1969 Paolini ha realizzato diverse scenografie teatrali. Tra i progetti recenti si segnalano le scene per le Valchirie (2005) e il Parsifal (2007, in preparazione) di Richard Wagner al Teatro San Carlo di Napoli.
Ufficio Stampa: Cristina Pariset cristina.pariset@libero.it Tel.+39 024812584 Fax +39 024812486
Giovedì 3 maggio, da Giò Marconi e Christian Stein, verrà inaugurata una doppia mostra personale di Giulio Paolini, che presenterà quattro nuovi lavori di grande formato intitolati rispettivamente Una vita normale, Una doppia vita, Vite parallele e La vita eterna. Se nelle sue opere più recenti Paolini ci aveva mostrato qualche immagine del suo studio – visibile nell’invito alla mostra, ideato dall’artista – a Milano ci propone alcuni aspetti peculiari della sua “vita”: una vita del tutto normale, quantunque doppia, parallela a quella di innumerevoli altri “compagni di viaggio”, ed eterna nel suo perpetuarsi di epoca in epoca, di mostra in mostra, di opera in opera.
Da Christian Stein la mostra sarà costituita dalle opere Una vita normale e Una doppia vita. Una vita normale si compone di quattordici cornici dorate, accostate a formare un’unica grande cornice sullo sfondo di una “quadreria” di riquadri disegnati sulla parete. In corrispondenza delle cornici sono appuntati i caratteri che nell’insieme compongono il titolo dell’opera. Davanti alla parete, una base di plexiglas sulla quale è collocata una teca vuota, trattiene al suolo dei frammenti strappati di riproduzioni a stampa dei due emisferi terrestri. Le cornici, i quadri virtuali e i planisferi lacerati propongono alcuni elementi della vita “normale” dell’artista, che sempre di nuovo si misura con il tentativo di fissare nello spazio della rappresentazione una dimensione indefinibile.
Una doppia vita propone una situazione simile, sdoppiata però in due parti ai lati di una finestra e basata sulla complementarietà bianco/nero. Ventisei cornici bianche o nere, che presentano in positivo o in negativo il disegno di un ambiente in prospettiva, compongono una grande cornice divisa in due parti, sullo sfondo di una trama irregolare di riquadri disegnati sulla parete. Davanti alla finestra, una teca su una base di plexiglas reca inciso sui quattro lati lo stesso disegno prospettico degli elementi a parete; la base racchiude inoltre due elementi in plexiglas scuro, che duplicano, in posizione capovolta, la base e la teca trasparenti. A terra, sul fondo della teca e tutt’intorno, sono accartocciati alcuni disegni bianchi e neri, identici a quelli sulle pareti.
Da Giò Marconi saranno esposti gli altri due lavori realizzati per la mostra milanese, Vite parallele e La vita eterna. Vite parallele, al primo piano della galleria, contrappone due situazioni complementari (o speculari), che pongono in relazione la “vita” dell’artista con quella di altri artisti di altre epoche. Su due pareti opposte, una trama irregolare di teche di plexiglas, riquadri tracciati a matita e tele recto/verso funge da “fondale” ai due cavalletti e agli elementi d’immagine collocati in posizione centrale davanti alle pareti. Su uno dei cavalletti, una teca di plexiglas trattiene il particolare fotografico di un dipinto di Giorgio De Chirico che riproduce la firma dell’autore (il dettaglio ripreso da La partenza degli Argonauti si collega alle fotografie a parete che raffigurano Crono, dio del Tempo). Sull’altro cavalletto, delle lastre di plexiglas di diversa misura trattengono la fotografia di un enigmatico “autoritratto” di Paolini, intitolato Il nome proprio (1986). Sulla parete con le fotografie del dipinto di De Chirico sono sparsi, in corrispondenza dei vari elementi della “quadreria”, frammenti di riproduzioni di monogrammi e date di opere di artisti antichi, cui fanno da contrappunto sulla parete opposta i frammenti lacerati della firma di Giulio Paolini e di date autografe di sue opere dal 1960 al 2007.
La vita eterna, allestita al secondo piano della galleria, propone una tela sospesa al soffitto che cade in corrispondenza di un cavalletto, collocato in posizione centrale davanti alla parete. Sull’intera ampiezza del muro è disegnato un ambiente in prospettiva, contro il quale si stagliano ventidue collage fotografici, in cui opere precedenti dell’artista ambientate in spazi diversi evocano a loro volta altre opere di cui sono calchi, echi, riflessi. Il potenziale “quadro” sospeso a mezz’aria e le testimonianze fotografiche di precedenti “apparizioni” ci riconducono all’eterna ricerca, senza inizio né fine, che ogni artista rinnova di opera in opera, ogni volta da capo.
Gli spazi al piano terra della galleria Giò Marconi ospitano inoltre una cospicua selezione di opere dagli anni ’60 agli anni ‘90, tra le quali Apoteosi di Omero (1970-71), allestita al piano interrato come nell’importante personale di Paolini presso la stessa galleria nel 1973. Il percorso espositivo è integrato da altre due opere inedite, Passatempo (2007) e Non toccare (2007), così come da alcune edizioni grafiche. In entrambe le gallerie sarà disponibile il libro di scritti dell’artista Quattro passi. Nel museo senza muse, Giulio Einaudi editore, Torino 2006.
Nota biografica
Giulio Paolini è nato nel 1940 a Genova e risiede a Torino. Ripetutamente associato al movimento dell'Arte Povera, Paolini si distingue per una pratica artistica che si inscrive in un ambito più strettamente concettuale. Le sue opere improntate a una dichiarata teatralità mettono in scena l'attesa di un'immagine incognita, che alla ricerca di un modello, allo stesso tempo nuovo e antico, sfugge costantemente alla propria definizione. Dal 1964, anno della sua prima mostra personale alla Galleria La Salita a Roma, Paolini ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. Tra le personali più recenti si ricordano quelle alla Neue Galerie im Landesmuseum Joanneum a Graz e alla Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea a Torino (1998- 99), alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea a Verona (2001), alla Fondazione Prada a Milano (2003), al Kunstmuseum di Winterthur e al Westfälisches Landesmuseum für Kunst und Kulturgeschichte a Münster (2005), così come alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea a Bergamo (2006). Fin dagli esordi Paolini ha accompagnato la sua pratica artistica con note di lavoro e riflessioni sull’arte. Tra i suoi libri più recenti vi sono La verità in quattro righe e novantacinque voci, a cura di S. Risaliti, Giulio Einaudi editore, Torino 1996 e G. Paolini, Quattro passi. Nel museo senza muse, Giulio Einaudi editore, Torino 2006. Tra le ultime pubblicazioni monografiche si ricordano in particolare Giulio Paolini 1960-1972, a cura di G. Celant, catalogo della mostra, Fondazione Prada, Milano 2003 e Giulio Paolini. Fuori programma, catalogo della mostra, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo, Silvana Editoriale, Milano 2006. Dal 1969 Paolini ha realizzato diverse scenografie teatrali. Tra i progetti recenti si segnalano le scene per le Valchirie (2005) e il Parsifal (2007, in preparazione) di Richard Wagner al Teatro San Carlo di Napoli.
Ufficio Stampa: Cristina Pariset cristina.pariset@libero.it Tel.+39 024812584 Fax +39 024812486