Antoni Abad
24 May - 30 Sep 2006
ANTONI ABAD
Taxisti, gitani e prostitute trasmettono dai loro cellulari sul sito zexe.net, traducendo letteralmente il titolo della mostra dallo spagnolo.
Un’operazione che ha il sapore di sociologia, ma che non ne condivide le regole. Un progetto che non vede una persona, il sociologo o l’artista in questo caso, indagare su gruppi sociali per mezzo dell’osservazione diretta o per mezzo di informatori. L’informazione che se ne ricava è quella che proviene direttamente dai cellulari con cui l’artista ha equipaggiato i protagonisti di questo progetto. Ne nasce un sito che raccoglie immagini, video, parole registrate e parole scritte. Un flusso, tipico delle potenzialità del web, che si può cristallizzare in una semplice parola divenuta comune nel gergo dei cybernauti, blog. Crasi tra web a log, ossia diario in rete. Ed è proprio il supporto Web a garantire, entro certi limiti, libertà d’espressione, libertà di visibilità e di libero accesso, libertà di cui i gruppi in questione non godono, o di cui godono solo in parte. Ed è su zexe.net che i protagonisti di questi “blog” trasmettono i frutti di queste libertà: dalle impressioni sul lavoro di prostituta, taxista o ambulante, ai loro pasti, dalle loro vanità alle loro debolezze, o più semplicemente visioni colte per la strada e fermate dall’obbiettivo della videocamera integrata nel telefonino, insomma scorci di vita. Più che un’opera di sociologia, più che un documentario, il progetto di Antoni Abad è allora un racconto per immagini da cui l’artista stesso sottrae la firma. Il progetto, è di Antoni Abad, le immagini di Braby’s, di Alejandro, di Churi e di tanti altri protagonisti.
“17 tassisti, 41 gitani e 10 prostitute si aggirano tra gli spazi pubblici e privati delle loro città provvisti di telefoni cellulari con videocamera integrata. Via messaggio multimediale e conversazione telefonica, coordinano la messa in onda su internet in tempo reale in canali audiovisivi previamente concordati. Durante riunoni periodiche, analizzano l’evolversi dei canali esistenti e decidono la creazione di nuovi siti virtuali e si associano in collettivi emittenti dedicati a ciascun canale creato. Situati nelle reti che confluiscono in internet e nei cellulari, questi dispositivi propongono uno spazio pubblico digitale nel quale chi emette, registra e scambia esperienze e opinioni, diventando cronista della propria esistenza. Un progetto di comunicazione audiovisiva mobile, per collettivi che non vantano una presenza attiva sui principali mezzi di comunicazione“. Antoni Abad
Proprio le immagini raccolte sono proiettate in grande formato sulla parete dello spazio di via Principessa Clotilde e diversi computer forniscono accesso diretto alla fonte di queste immagini, il sito. Completano la mostra alcune opere storiche tra cui “Ego” del 1999 una videoproiezione da programma informatico e “La distancia recorrida al ir pasillo arriba, pasillo abajo, el once de agosto de 1994” scultura del 1994.
Accompagna la mostra un libro progettato dall’artista, edito dalla casa editrice hopefulmonster che riproduce circa 300 immagini selezionate con criterio tematico tra quelle scattate dai tassisti, i gitani e le prostitute durante il 2004 e il 2005, accompagnate dai testi dei messaggi inviati dai telefoni cellulari alla pagina web, usando la stessa presentazione grafica del sito, senza previa correzione o censura.
Taxisti, gitani e prostitute trasmettono dai loro cellulari sul sito zexe.net, traducendo letteralmente il titolo della mostra dallo spagnolo.
Un’operazione che ha il sapore di sociologia, ma che non ne condivide le regole. Un progetto che non vede una persona, il sociologo o l’artista in questo caso, indagare su gruppi sociali per mezzo dell’osservazione diretta o per mezzo di informatori. L’informazione che se ne ricava è quella che proviene direttamente dai cellulari con cui l’artista ha equipaggiato i protagonisti di questo progetto. Ne nasce un sito che raccoglie immagini, video, parole registrate e parole scritte. Un flusso, tipico delle potenzialità del web, che si può cristallizzare in una semplice parola divenuta comune nel gergo dei cybernauti, blog. Crasi tra web a log, ossia diario in rete. Ed è proprio il supporto Web a garantire, entro certi limiti, libertà d’espressione, libertà di visibilità e di libero accesso, libertà di cui i gruppi in questione non godono, o di cui godono solo in parte. Ed è su zexe.net che i protagonisti di questi “blog” trasmettono i frutti di queste libertà: dalle impressioni sul lavoro di prostituta, taxista o ambulante, ai loro pasti, dalle loro vanità alle loro debolezze, o più semplicemente visioni colte per la strada e fermate dall’obbiettivo della videocamera integrata nel telefonino, insomma scorci di vita. Più che un’opera di sociologia, più che un documentario, il progetto di Antoni Abad è allora un racconto per immagini da cui l’artista stesso sottrae la firma. Il progetto, è di Antoni Abad, le immagini di Braby’s, di Alejandro, di Churi e di tanti altri protagonisti.
“17 tassisti, 41 gitani e 10 prostitute si aggirano tra gli spazi pubblici e privati delle loro città provvisti di telefoni cellulari con videocamera integrata. Via messaggio multimediale e conversazione telefonica, coordinano la messa in onda su internet in tempo reale in canali audiovisivi previamente concordati. Durante riunoni periodiche, analizzano l’evolversi dei canali esistenti e decidono la creazione di nuovi siti virtuali e si associano in collettivi emittenti dedicati a ciascun canale creato. Situati nelle reti che confluiscono in internet e nei cellulari, questi dispositivi propongono uno spazio pubblico digitale nel quale chi emette, registra e scambia esperienze e opinioni, diventando cronista della propria esistenza. Un progetto di comunicazione audiovisiva mobile, per collettivi che non vantano una presenza attiva sui principali mezzi di comunicazione“. Antoni Abad
Proprio le immagini raccolte sono proiettate in grande formato sulla parete dello spazio di via Principessa Clotilde e diversi computer forniscono accesso diretto alla fonte di queste immagini, il sito. Completano la mostra alcune opere storiche tra cui “Ego” del 1999 una videoproiezione da programma informatico e “La distancia recorrida al ir pasillo arriba, pasillo abajo, el once de agosto de 1994” scultura del 1994.
Accompagna la mostra un libro progettato dall’artista, edito dalla casa editrice hopefulmonster che riproduce circa 300 immagini selezionate con criterio tematico tra quelle scattate dai tassisti, i gitani e le prostitute durante il 2004 e il 2005, accompagnate dai testi dei messaggi inviati dai telefoni cellulari alla pagina web, usando la stessa presentazione grafica del sito, senza previa correzione o censura.